Ricerca italiana prevede auto elettriche accessibili entro il 2020

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auto elettrica - photo credit: Paul B. (Halifax) via photopin cc
auto elettrica - photo credit: Paul B. (Halifax) via photopin cc
auto elettrica – photo credit: Paul B. (Halifax) via photopin cc

Sette anni ci separano, secondo le analisi dell’italiana RSE, dal momento in cui scegliere tra un’auto a carburante ed una elettrica avverrà alla pari.

Quali le ragioni? In breve, sviluppo tecnologico e diminuzione costante dei prezzi, specie per quel che riguarda le batterie dei veicoli.

Nel dettaglio le motivazioni sono state esposte da RSE, acronimo per Ricerca sul Sistema Energetico, presso il Politecnico di Bari il 17 Febbraio scorso in occasione della conferenza a titolo “La Mobilità elettrica: un’opportunità per una città sostenibile”.

Nel documento che RSE ha elaborato (“E…muoviti! Mobilità elettrica a sistema”), la società italiana porta alla luce una serie di analisi in linea con le previsioni di mercato emerse negli ultimi anni (potete leggere ad esempio qui e qui per farvi un’idea) ed in parte confermate nei fatti.

Ciò che davvero renderà le auto elettriche un bene accessibile alla clientela cui oggi si rivolge il mercato auto sarà il progredire della ricerca scientifica e tecnologica, vale a dire il costante miglioramento delle prestazioni accompagnato da una diminuzione dei costi.

Facendo esempi terra-terra, RSE prevede che i consumi di energia delle auto elettriche miglioreranno dell’1% ogni anno, a fronte di un calo dei prezzi del 5-10%: nel 2020 una citycar con 150 km di autonomia reale (quindi pacco batterie da 20 kWh) potrà costare esattamente quanto un’equivalente modello endotermico.

Sempre secondo RSE la mobilità elettrica, anche qui in accordo con quanto spesso riportato anche da altre parti del globo, apre le porte ad un’altra grande opportunità, vale a dire una gestione energetica a tutto campo.

Non è mistero infatti che i veicoli elettrici siano una risorsa in quanto “accumulatori ambulanti” che possono fungere sia in casi eccezionali che nell’uso quotidiano da supporto alla rete di distribuzione elettrica.

RSE ipotizza che nel 2030 gli EV che si allacceranno alla corrente saranno un quarto del parco auto generale, per la metà concentrati nei centri urbani: vorrebbe dire 10 milioni di automezzi, dei quali 5 utilizzati in città. Il loro utilizzo influirebbe sul fabbisogno elettrico nazionale per meno del 5% ma, soprattutto, ad un taglio dei costi di importazione dell’energia pari ad 1.8 miliardi di euro.

In questo quadro non sfugge nemmeno il ruolo delle fonti rinnovabili, chiave per risparmiare ed inquinare meno.

Se RSE si dice sicura delle sue analisi, forte d’altronde dell’idea che le auto elettriche siano veicoli ormai oltremodo rodati (la tecnologia dei mezzi come delle infrastrutture è matura, anche nella pratica, ormai da anni), le sue previsioni sfondano una serie di porte aperte.

Mentre l’Italia deve ancora iniziare un approccio educativo e costruttivo all’auto elettrica per le masse, in nazioni del nord Europa e del nord America (ma, forse sorprendentemente, più di quanto non si pensi anche in sud America ed Asia) è già in atto una fase più matura di preparazione ad un graduale passaggio all’elettrico da qui ai prossimi 50 anni.

Sono poi molte le analisi di settore (tante di marca anglosassone e nordamericana) che ripetitivamente attestano uno scenario futuro nel quale le batterie – al litio o meno che siano – offriranno notevoli prestazioni con un costo al kWh decisamente più basso (c’è chi ipotizza che potrebbe già essere così ai nostri giorni) e le stesse auto, arrivando a costruirsi un’economia di scala, saranno complessivamente convenienti per chi le produce e per chi le acquista.

Di analisi in analisi, la notizia di cui prendere veramente coscienza è piuttosto un’altra che non il graduale diminuire dei prezzi dei veicoli a batteria: la vera partita si gioca infatti sull’energia e sulla sua gestione integrata (fonti, produzione, distribuzione, gestione urbana e domestica, ricarica dei veicoli, etc.), reale chiave di volta per lo sviluppo e la sostenibilità ambientale – ed economica – degli Stati.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: Ansa