Sempre meno energia da fonti fossili, auto elettriche sempre più pulite

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photo credit: The National Roads and Motorists Association via photopin cc
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Man mano che il moderno mercato di massa dell’automobile vede i suoi grandi Marchi proporre modelli elettrici, una quota crescente di persone si domanda se davvero l’auto con la spina sia la risposta all’inquinamento atmosferico. È innegabile che spostare il problema delle emissioni di CO2 dal veicolo alla centrale elettrica servirebbe a ben poco.

La questione è finita persino sulle pagine del New York Times, che ha voluto constatare cosa sia cambiato dal 2012 ad oggi riguardo all’effettiva utilità ambientale dell’auto elettrica.

Due anni fa, infatti, uno studio – uno dei tanti, si potrebbe dire – realizzato nel 2012 dalla Union of Concerned Scientists (State of Charge: Electric Vehicles Global Warming Emissions and Fuel Cost Savings Across the United States) stabilì che solo il 45% degli USA era in grado di garantire una fornitura di energia elettrica tale da rendere gli EV meno inquinanti di un modello equivalente ibrido.

Il problema ha sempre lo stesso nome e cognome: carbon fossile.

L’utilizzo di centrali a carbone per produrre elettricità era infatti (e rimane) assai diffuso negli States: la ricaduta era sensibile sull’impatto ambientale delle auto elettriche, che nel Midwest erano, equivalenze permettendo, paragonabili per emissioni complessive ad un’auto a benzina da 16.58 km al litro.

Oggi sono però gli stessi analisti della UCS a dichiarare che l’ago della bilancia si è spostato a favore degli Electric Vehicles: ad essere cambiata è la penetrazione delle energie rinnovabili nel mix nazionale, assieme all’efficienza dei veicoli messi in vendita.

In media le auto elettriche di ultima generazione consumano quindi meno, circa il 5% in meno rispetto ai dati sui quali la precedente ricerca si basava, mentre l’elettricità che arriva nella batteria è più pulita: in questo modo il veicolo elettrico “medio” degli ultimi 3 anni ha raggiunto i livelli di efficienza di un’auto a benzina in grado di percorrere 18.28 km/l, con punte eccezionali rappresentate da modelli come la BMW i3, che arriva a superare le colleghe da 21 kilometri al litro.

In tutti quegli Stati nei quali le fonti fossili sono state minimizzate, l’impatto delle auto elettriche è ancora minore: a New York un’auto tradizionale dovrebbe mantenersi sui 47.62 km con un litro per competere con un EV, in California sui 40.39 km/l.

Fanalino di coda va al Colorado, il più carbone-dipendente: lì l’auto con la spina ha un effetto sull’ambiente pari a quello di una vettura endotermica da poco meno di 7 litri ogni 100 km.

Sul futuro, la UCS è ottimista: tolto che questi dati, per sua stessa ammissione, andrebbero ritoccati in positivo del 5% per via dell’aumento delle rinnovabili dal 2010 (anno della fonte EPA utilizzata per definire il mix energetico nella ricerca), il 37% dei proprietari di auto elettriche negli USA ricorreva già nel 2013 a pannelli solari per la ricarica domestica e circa il 34% dei rifornimenti avviene da reti carbon-free, almeno secondo un’indagine Ford.

Le auto elettriche faranno sempre meglio per via della continua evoluzione tecnologica ma, come rileva Don Anair, direttore del Clean Vehicle’s Program, per poterne apprezzare davvero i benefici la loro adozione deve superare i confini degli Stati già eco-friendly: “Occorre diventare un po’ tutti come Bob Dylan e passare all’elettrico. Con sempre più energia rinnovabile, nuovi standard per l’inquinamento delle centrali ed il miglioramento della tecnologia automobilistica, i benefici degli EV continueranno a crescere”.

 

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: The New York Times

 

 

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