Shell, più auto elettriche che a benzina nel 2060. Ecco la previsione shock

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Nell’arco di 50 anni la percentuale di auto a benzina scenderà fino ad un misero 22% e dal 2070 l’intero mercato dei trasporti potrebbe essere virtualmente “oil free”.

La solita sparata? Può darsi, quello che sconvolge è la fonte: non un’associazione ambientalista bensì Royal Dutch Shell, un gigante del petrolio.

Nella settimana che si avvia alla conclusione Shell ha pubblicato un report sui futuri scenari energetici, con proiezione a 50 anni da adesso. Nel New Lens Scenarios, la multinazionale ha incluso una previsione inaspettata: l’utilizzo di gas naturale, elettricità ed idrogeno come carburanti per i trasporti schiaccerà i vecchi derivati del petrolio al 22% del mercato globale della mobilità.

Quando? Nel 2060, con veicoli elettrici e a fuel cells ad idrogeno a sforare quota 40%: la rimanente percentuale dovrebbe essere appannaggio del gas naturale.

Perché? Secondo la previsione di Shell la crescente urbanizzazione, i piani urbanistici mirati all’efficienza energetica e le leggi sulle emissioni di CO2 nell’atmosfera giocheranno un ruolo chiave, al punto che gli analisti della compagnia scrivono: “By 2070, the passenger road market could be nearly oil-free”.

Ossia, dal 2070 la benzina sarà considerabile in via di estinzione.

Ma com’è possibile che Shell, una delle più grandi aziende petrolifere del mondo, ammetta candidamente di avere gli anni contati? Probabilmente perché non è così.

Fare previsioni non porta mai bene e sul lungo termine è davvero difficile avere ragione ma, in questo caso, non sarà tanto la benzina a mantenersi in auge quanto Shell – ed altre compagnie petrolifere – a convertirsi ad un business diverso, quello dell’energia pulita.

Shell, come Total, sono due delle maggiori industrie del settore petrolifero ma all’interno dei rispettivi gruppi includono già comparti dedicati all’energia elettrica ed all’idrogeno. Entrambe portano avanti progetti che riguardano i veicoli elettrici a fuel cells, questo vi dice niente?

Non penso vi sia alcun giudizio da esprimere in merito, si tratta semplicemente di una constatazione tutto sommato ovvia: chi oggi distribuisce carburanti fossili, spesso ha nel tempo costruito gruppi industriali energetici ad ampio spettro (recentemente l’italiana Erg ha annunciato lo spostamento del suo core business dalla raffinazione alle energie pulite). Al momento giusto, daranno impulso allo sviluppo del mercato che gli consentirà di sopravvivere diventando predominante, l’elettrico.

In Italia abbiamo un esempio simile con Enel, i cui rapporti con Eni sono stretti: il gruppo ha senz’altro già previsto uno scenario dove l’elettrico si affiancherà alla benzina per poi superarla. L’idea di dotare ogni benzinaio Eni di colonnine Enel andava già in questa direzione un anno fa.

Smettendo di scrutare la sfera di cristallo, bisogna ricordarsi che si tratta però di previsioni su 50-60 anni, un tempo assai lungo e nel quale molti fattori possono mutare.

Guardiamo i dati di fatto: è la prima volta che una firma del petrolio del calibro di Shell, che dovrebbe vedere l’auto elettrica come fumo negli occhi, ne predice una così netta “vittoria” in futuro; sappiamo però anche che le stesse compagnie di distribuzione della benzina hanno interessi nelle energie alternative; infine, sappiamo anche che auto elettriche e ad idrogeno, oggi con quote di mercato irrisorie, hanno un potenziale di crescita enorme, considerando la scalata ad un mercato che vende 80 milioni di veicoli l’anno nel mondo.

Questo, a qualcuno, non passa inosservato.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: The Motley Fool