Silicon Valley, senza ricarica per auto elettriche l’azienda è out

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Ricarica per auto elettriche
Ricarica per auto elettriche - photo credit: pchow98 via photopin cc
Ricarica per auto elettriche
Ricarica per auto elettriche – photo credit: pchow98 via photopin cc

Cambiano i tempi e cambiano anche i “must” cui un’azienda della competitiva Silicon Valley non può fare a meno se vuole attrarre i cervelli migliori: la ricarica per auto elettriche è fra questi.

Mentre in Europa una storia simile parrebbe inverosimile, è reale l’esempio di una società tedesca sviluppatrice di software, la SAP, con base nella valle del business: tre anni fa, in piena avanguardia tecnologica, decise di installare 16 spot di ricarica per auto elettriche nel proprio parcheggio. Un tale numero di colonnine farebbe luccicare gli occhi dalla commozione se fossimo in Italia ma già da un po’ di tempo sono oggetto di discordia fra gli impiegati della SAP californiana: su 1,800 sono infatti 61 quelli che guidano una vettura plug-in e i parcheggi con ricarica non soddisfano tutti.

Il commento riportato dal MercuryNews, giornale di Los Angeles, recita: “All’inizio tutti quelli che avevano un’auto elettrica si conoscevano tra loro, c’erano abbastanza punti di ricarica ed eravamo tutti felici. Ma non è durata a lungo. Ora è frequente che le auto vengano staccate mentre si stanno ancora caricando e questo è un problema. Gli impiegati si messaggiano e chiamano in continuazione per chiedersi di spostare l’auto e poter ricaricare la propria“. Le parole sono del dirigente del comparto sostenibilità di SAP, Peter Graf, nemmeno a dirlo proprietario di una Nissan Leaf elettrica.

La situazione è paradossale ma si offre come uno spaccato di quanto potrebbe succedere entro qualche anno anche a casa nostra. Attualmente negli Stati Uniti le auto elettriche (full electric, ibride plug-in e range extended) circolanti sono oltre 160mila, 20,000 solo in California: l’impennata di vendite del 2013 ha nettamente lasciato indietro la rete di ricarica pubblica, in crescita vivace ma attestata intorno alle 20mila unità in tutti gli States. La California ne conta grosso modo 5,000.

Ecco allora che nel Paese che più sta promuovendo il trasporto a emissioni zero, avere colonnine di ricarica è diventato un segnale importante, specialmente per le aziende tecnologiche della Silicon Valley.

Dirigenti, ricercatori, impiegati, tutti nella valle dell’avanguardia fanno parte di un’élite e la fortuna di un’azienda passa attraverso l’accaparrarsi i migliori sulla piazza, anche ricorrendo alle lusinghe: un anno era il sushi in mensa, un’altro la SPA interna, di base un po’ di stock options.

Se vuoi reclutare i migliori e i talenti al top, la ricarica per gli EV devi averla – dice Graf – è diventato uno attrattore fondamentale“.

Ma cosa succede se non ce l’hai o se le colonnine di ricarica nei parcheggi sono poche?

A quanto pare, non averne è fin meglio che averne poche: laddove i punti di ricarica aziendali esistono ma sono decisamente insufficienti, le zuffe sono all’ordine del giorno. Niente di cruento, per carità, ma sicuramente di spiacevole sì.

Il problema ce l’hanno un po’ tutti, da Yahoo a Disney, che le infrastrutture le hanno acquistate solo tre anni fa ed adesso forse non vorrebbero investire troppi altri soldi in parcheggi elettrificati. Il numero degli EV sta infatti rapidamente crescendo ma la percentuale di dipendenti nelle aziende che usa un’auto elettrica difficilmente arriva a lambire il 10% del totale: le colonnine costano e spesso le società non trovano l’investimento ancora opportuno.

Diverse si stanno organizzando per il momento in modo alternativo, ossia redigendo dei codici di comportamento per evitare le scorrettezze fra colleghi: una etiquette che in realtà si è più volte dimostrata necessaria anche nei parcheggi pubblici in strada.

L’esempio più organizzato arriva da Infoblox, una società che gestisce network di controllo, che per impedire l’insorgere di rivalità fra “guidatori elettrici” (presso di lei sono 27 su 260 dipendenti) attorno ai 6 spot di ricarica ha ideato un sistema di prenotazione degli spazi.

Per rifornirti devi prenotarti via Outlook e non puoi prenderti più di 2 ore. Ma, tassativamente, non puoi toccare un veicolo altrui senza permesso“, dice David Gee, executive vice president marketing della società.

Non esiste gerarchia fra i tipi di auto elettrica (spesso chi ha un’elettrica pura considera meno bisognosa di ricarica una ibrida plug-in o una range extended in quanto hanno il supporto di un serbatoio e di un motore termico): il principio che deve valere è che ognuno ha il suo momento e nessuno deve toccare la proprietà altrui.

Cosa succede se si rimane oltre le due ore prenotate? Il sistema invia immediatamente una mail al proprietario dell’auto, invitandolo alla sua rimozione.

È una comunità altamente egalitaria – conclude Gee – il miglior sprone è la vergogna pubblica“.

Chissà se funzionerebbe anche da noi.

 

Andrea Lombardo

Fonte: MercuryNews

 

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