Sora, superbike elettrica dal Canada: zero emissioni, zero compromessi

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Una “supermachine”, così è definito il mix di tecnologia, potenza, carattere sportivo e customizzazione che Sora electric superbike rappresenta.

Una combattente da strada con passaporto canadese pronta ad accettare sfide sulle strade d’Europa: è infatti una “street legal electric superbike” e LITO Green Motion, che la produce, vanta di ricevere molti degli ordini proprio dal Vecchio Continente.

Le recensioni di chi l’ha provata, in Canada, parlano chiaro: Sora è un missile silenzioso ma è anche arricchita da alcune sorprese tecniche.

Moto dall’aspetto imponente, sfrutta la leggerezza della fibra di carbonio unita all’alluminio che costituisce il telaio per rendere i suoi 260 kg scattanti e maneggevoli: l’accelerazione è graduale ma immediata, raggiungendo – come un’endotermica mai potrebbe fare – con subitanea fluidità i 190 km/h di punta.

La trasmissione – prima particolarità – qui gioca un ruolo fondamentale, e LITO ha scelto per la sua Sora una trasmissione CVT che non impiega una catena, bensì una cinghia. Sora risulta così ancora più silenziosa di altre colleghe elettriche e offre un feeling di guida che, malgrado la proiezione in avanti, promette di far sentire sempre incollati al terreno.

Reattività e docilità sono al contempo vive in questa superbike elettrica, tanto che viene descritta come facile da guidare anche per un principiante. L’accento è posto sull’incredibile silenziosità della moto, al punto da richiedere lo sforzo di non lasciarsi sfuggire commenti sullo stile di guida altrui perché si è perfettamente udibili dagli altri automobilisti.

Il “riparo” del vecchio rombo motoristico espone anche ad un altro rischio: non essere uditi da pedoni e ciclisti, punto sul quale la mobilità elettrica deve scontrarsi con normative e buon senso.

Una seconda caratteristica, unica nel panorama delle moto elettriche, è la sella regolabile. Elemento a sé rispetto al corpo della superbike, con il semplice tocco di un pulsante il pilota può variarne l’altezza fino ad un massimo di 85 cm (10 cm di escursione max), modificando completamente l’assetto di guida a seconda delle esigenze. In questo modo, Sora consente di mantenere una postura più seduta in città e di appiattirsi per sfruttare l’aerodinamica in autostrada.

Il motore elettrico (AC trifase raffreddato a liquido) eroga 57 cavalli di potenza (90 Nm di coppia) e l’autonomia della moto è dichiarata sui 200 km: ad aiutare la batteria ad alta densità (ioni di litio-polimeri) un sistema di gestione della potenza che non solo previene gli sprechi ma che ottimizza l’output del motore in base ai km da percorrere. Basta indicare al computer di bordo la strada che si deve percorrere sulla mappa GPS.

Non possono mancare frenata rigenerativa e caricatore on-board: il connettore è predisposto per lo standard SAE J1772 di ricarica rapida, da presa domestica i tempi sono di circa 9 ore.

Un display touch ed una porta USB garantiscono facile accessibilità a tutti i controlli della superbike ed alla connettività con dispositivi mobili.

Sora, che in Giapponese significa “cielo”, ha quindi tre fondamentali punti di forza: la propulsione, la regolabilità della postura di guida ed il Safe Range System che scaccia l’ansia da autonomia. Il tutto mantenendo la duplice anima di moto sportiva e di efficiente urbana ad emissioni zero.

Sora è nata nel 2009 dalla mente di un ingegnere del Quebec, ex-Honda ed ex-Peugeot, che ha condensato la sua esperienza in questo progetto: LITO Green Motion Inc., da lui fondata, ha da subito sviluppato Sora unitamente ad un network di aziende dell’indotto Bombardier, progettando ogni componente già secondo i vincoli della produzione.

Le Sora sono poi costruite manualmente in un sobborgo di Montreal ma il mercato su cui LITO punta è l’Europa. Certo, il prezzo è da amatori: 46,399 dollari canadesi, 33,100 euro mal contati.

Certo, si tratta di un veicolo semi artigianale all’avanguardia tecnologica e c’è chi spende gli stessi soldi per modelli vintage che non offrono poi grandi prestazioni o garanzie di sicurezza. Ma si tratta pur sempre di una nicchia di pochi fortunati.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: The Globe And Mail