Il contagio della mobilità elettrica invade anche l’ex isola di Ceylon, l’attuale Sri Lanka, dove un mercato per le auto elettriche è appena agli inizi ma pare già smuovere interessi forti.
The Sunday Leader, riportando le parole del CEO della società locale E-Lanka Automotive, Anuruddha Lihinikaduwa, mette in luce la prospettiva che l’ex protettorato britannico sospinga l’adozione dei veicoli elettrici dando così vita ad un nuovo motore economico al suo interno.
Affetto dai medesimi problemi di inquinamento atmosferico della vicina India, lo Sri Lanka è giunto sino ad oggi senza una normativa che limiti le emissioni del parco mezzo circolante e provocare la penetrazione sul mercato delle auto elettriche si porrebbe come una parziale soluzione al problema.
Andando oltre la questione ecologica, si intuiscono le ambizioni delle compagnie di servizi coinvolte nella costruzione delle reti di ricarica nel Paese e quelle del governo stesso di attrarre investimenti da parte delle Case automobilistiche internazionali: la prima, Mahindra&Mahindra, si è già fatta avanti inserendo lo Sri Lanka fra i mercati papabili per le esportazioni della sua citycar e20. Il pensiero dei Singalesi è però rivolto a Marchi globalmente noti come Nissan, BMW e Tesla Motors.
Non è però solo offrendosi come terreno di conquista che l’isola intende approfittare dell’auto eletrica per crescere economicamente: E-Lanka Automotive, come riporta lo stesso Anuruddha Lihinikaduwa, è in una posizione di pole position per la conversione dei mezzi a combustione e la distribuzione di quelli a zero emissioni nella nazione.
Centomila auto elettriche nello Sri Lanka, dal momento attuale (che conta appena una sessantina di EV in tutto il Paese) al 2016, rimangono comunque un obiettivo quantomeno ottimistico: Lihinikaduwa pensa però che non si tratti di una missione impossibile grazie al supporto statale.
Nello Sri Lanka la tassazione è infatti particolarmente favorevole ai veicoli a zero emissioni, con un’imposizione applicata solo sul 30% del valore del mezzo contro il 150% nel caso delle auto tradizionali.
Anche lo sviluppo di un’infrastruttura di ricarica non sarebbe poi così difficile in termini di sforzi economici: l’intera nazione, che conta circa 20 milioni di abitanti, ha una superficie di 65,610 km quadrati e la città più grande nonché fulcro economico, l’ex capitale Colombo, ha un diametro di appena 50 km.
Il proposito di costruire una rete di ricarica rapida con stazioni ogni 50 km, iniziativa condotta dalla stessa E-Lanka Automotive e da Mackwoods Energy, risponderebbe quindi sufficientemente alle esigenze della mobilità elettrica sull’isola.
Lo Sri Lanka ha dunque due anni di tempo per compiere la sua personale scalata verso le 100,000 unità di veicoli a zero emissioni, comparabile al target di un milione posto da Obama e Merkel nei rispettivi Paesi: i Singalesi sono in buona compagnia, assieme a Filippine, Bhutan e diversi Stati caraibici anch’essi impegnati nella conversione del proprio parco mezzi.
Andrea Lombardo
Fonte: The Sunday Leader