Sono due le cifre a spiccare nel primo rendiconto trimestrale del 2014 di Tesla Motors, l’azienda produttrice di auto elettriche di lusso che nel 2013 ci ha abituati ad una vertiginosa crescita sui mercati nordamericani ed europei.
La prima è 50, come i milioni di dollari che il bilancio dell’azienda californiana ha visto sfumare secondo i conteggi GAAP (che sta per Generally Accepted Accounting Principles, non usando i quali i numeri parlerebbero di un +17 milioni di dollari): i primi tre mesi del 2014 hanno registrato una perdita rispetto al guadagno netto di 11.2 milioni di dollari di un anno fa dovuto in parte proprio alla fortuna stessa delle vetture elettriche di Tesla Motors.
Infatti, le entrate generate dalle vendite delle berline Model S sono salite del 10% da un anno fa arrivando a quota $620.5 milioni ma, quella che da un lato è una nota positiva, dall’altro costringe la società di Palo Alto a pagare pegno in termini di espansione infrastrutturale ed amministrativa, i cui costi sono più che raddoppiati nell’arco dello stesso periodo.
Insomma, sono numeri da prendere con le pinze, soprattutto perché Tesla Motors è in piena fase di espansione sui mercati europei e soprattutto asiatici, dove bisogna tenere conto dello sforzo economico che viene sostenuto per costruire la rete del Supercharger Network; se si sarà trattato di un buon investimento lo si vedrà nei prossimi mesi.
Il guadagno per singola azione quotata in Borsa di 0.12 dollari è poi eccedente la maggior parte delle aspettative, anche se la notizia di un primo trimestre non del tutto roseo ne oscura la notizia.
La seconda cifra è 7,535, come le Tesla Model S prodotte nei primi tre mesi dell’anno fiscale 2014, a fronte di una domanda che è riportata dall’azienda come generalmente in crescita.
Se negli States la richiesta per le berline a zero emissioni è cresciuta del 10%, l’orizzonte più luminoso è ad Oriente, dove la Cina potrebbe nel giro di pochi mesi diventare il primo mercato per il Marchio americano.
Elon Musk, CEO di Tesla Motors, ha dato ordine di “spendere soldi il più velocemente possibile senza sprecarne” al suo team localizzato in Cina, al fine di aprire un nuovo fronte produttivo e commerciale laddove quasi tutta l’industria dell’auto occidentale sta affilando i coltelli.
Intanto, la produzione delle vetture elettriche premium dovrebbe essere portata a 9,000 esemplari a trimestre, con l’obiettivo di avvicinarsi alle 35,000 unità vendute entro fine anno.
Questo lascia perplessi alcuni analisti che, come riportato dal giornale finanziario Bloomberg, consigliano a Tesla Motors di staccare il piede dall’acceleratore della produzione per concentrarsi sulla fornitura di pacchi batterie a terzi.
Il cambio di rotta servirebbe a consolidare la posizione economica dell’azienda, reduce da una crescita senza precedenti nel 2013, ma appare decisamente improbabile che Musk & co. la prendano in considerazione.
Quella delle batterie è una delle maggiori voci di spesa per la società californiana, che per altro ne fornisce già a Daimler e Toyota dal 2010: per contenere i costi e riprendere la via dei guadagni, su questo fronte è aperta l’ipotesi Gigafactory (la costruzione di un mega impianto di produzione di pacchi batterie che ne immetta sul mercato in numero tale da determinarne un crollo del prezzo), con il vaglio in corso delle candidature dei diversi Stati americani interessati ad ospitarla.
Un’altra contromisura riguarderà l’automazione dello stabilimento di costruzione di Fremont, che a Luglio vedrà l’installazione di più moderne linee di assemblaggio.
Piccola menzione anche per il SUV Model X: le prime consegne del nuovo modello a marchio Tesla Motors inizieranno non prima del secondo semestre 2015.
Andrea Lombardo
Fonti: AutoblogGreen, Bloomberg