Tesla, la fabbrica di batterie più grande al mondo per aprire la strada alle auto elettriche di massa

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Produzione Tesla - photo credit: pestoverde via photopin cc
Produzione Tesla - photo credit: pestoverde via photopin cc
Produzione Tesla – photo credit: pestoverde via photopin cc

Raddoppiare la produzione mondiale di batterie agli ioni di litio per sostenere quella di auto elettriche in massa, ma non solo. La “giga-factory” di cui Tesla Motors rivelerà i primi dettagli proprio questa settimana assomiglia ad un progetto dalle tinte disneyane, non fosse che nessuno osa mettere in dubbio la serietà del sui ideatore, Elon Musk, esattamente come Qui, Quo e Qua non dubiterebbero un attimo del determinato Zio Paperone.

Musk ha abituato tutti a credere ai suoi progetti a colpi di fatti: la recente storia di Tesla Motors lo testimonia, rappresentando non solo una rapida ascesa sul mercato delle auto di lusso da parte della prima berlina elettrica in grado di fugare ogni dubbio sulle sue capacità in strada, ma soprattutto una ramificazione infrastrutturale senza precedenti.

Tesla sta infatti bypassando le iniziative dei singoli Stati americani ed europei installando un’efficiente rete di ricarica compatibile con le sue auto, proponendo in un sol colpo la vettura elettrica a più lunga autonomia del mercato e la risposta all’ansia da autonomia.

Musk sa però che per continuare a far funzionare il suo giocattolo occorre puntare sempre più in alto: la prossima generazione di auto elettriche dovrà iniziare a proporsi a fasce di persone più numerose e Tesla deve poter assorbire l’impatto della richiesta.

La giga” fabbrica di batterie servirà in primis a questo: dare al marchio californiano la leadership nella produzione mondiale di accumulatori al litio, svincolandola dalla dipendenza da terzi per le forniture.

Il tempo di gestazione del nuovo impianto corrisponderebbe infatti a quello della Model E, ossia l’ancora innominato modello da 35,000$ che dovrebbe iniziare la produzione dal 2015.

A Tesla servono 2 miliardi di dollari per realizzare la super-fabbrica ma il tornaconto non sarà solo in termini di produzione: il volume di 30 gigawattora annui che dovranno lasciare le linee di montaggio sotto forma di pacchi batterie porterà ad un raddoppio della produzione mondiale di accumulatori al litio e, quindi, ad un’economia di scala senza precedenti.

Da uno che ha messo in piedi un vettore spaziale privato (Space X) non deve sorprendere che la scala dei ragionamenti sia planetaria: la sola Tesla Motors, raddoppiando il numero di pacchi batterie immessi sul mercato, sarà in grado di influire sul loro costo.

La previsione di Musk parla chiaro, il target è beneficiare di un calo dei costi di produzione del 30-40%.

Per fare ciò vale la pena di pensare in grande e progettare un impianto di produzione che dai componenti grezzi non ricavi solo le batterie per le auto elettriche di Tesla e dei suoi alleati automobilistici Daimler e Toyota (nomi che iniziano già a dare l’idea egli interessi che orbitano intorno alla “start-up” di Palo Alto) ma anche per computer portatili, smartphone e altri device mobili. Ecco perché Apple potrebbe entrare a far parte di questo grande gioco, per inciso.

In tutto ciò, Musk, che è anche padrone di SolarCity, ossia la principale società statunitense di installazioni fotovoltaiche, ha intenzione di dare spazio anche alle energie rinnovabili, alimentando parte dell’impianto con eolico e fotovoltaico appoggiati ad una rete di accumulatori off-grid ricavati dal riciclo delle batterie usate delle auto Tesla.

Insomma, già che c’è, costruisce anche uno show case di come dovrebbe essere la “fabbrica green” del futuro (qui non è il primo: se non altro anche BMW ha reso parzialmente rinnovabile l’energia che usa per produrre la i3).

Adesso, largo alle domande. Potrà Tesla fare tutto da sola? Chi si unità a questo giga-progetto, facendo un giga-investimento sul futuro di tutto quanto possa usare gli ioni di litio per funzionare? Dove sarà costruita, poi, questa mastodontica fabbrica?

Negli USA, fra New Mexico e Nevada, sono diversi gli Stati che sono interessati al ritorno che potrebbe dare, anche sul territorio, l’iniziativa di Tesla & co.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: AutoblogGreen

 

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