Tesla Motors ha rilasciato i risultati per il terzo trimestre del 2013: 5,500 Model S hanno preso la via di casa di un cliente, nuovi mercati si sono aperti e l’azienda prospetta un bivio davanti a sé, constatando la necessità di incrementare l’approvvigionamento di batterie agli ioni di litio per soddisfare la domanda.
Tesla, che ha l’abitudine di non tirare le somme delle proprie vendite con cadenza mensile bensì solo ogni trimestre, nel terzo quarto dell’anno in corso ha registrato la vendita di 5,500 delle sue berline di lusso elettriche Model S, mentre nel precedente periodo ne aveva contate 5,150 (il 90% delle quali predisposte per il Supercharger Network).
Numeri in crescita quindi, nei quali occorre però considerare che si tratta di risultati globali, comprensivi quindi degli ordini assolti per l’Europa, dove da quest’estate sono iniziate le consegne delle prime auto elettriche, e la Cina, che ha recentemente visto recapitare la prima Model S d’importazione per il modico prezzo di 400,000 dollari.
Proprio gli ordini da Europa ed Asia stanno determinando una situazione di “stallo” sul fronte di casa, quello americano: il CEO Elon Musk ha infatti spiegato che per soddisfare le richieste dal Vecchio Continente Tesla Motors ha dovuto rallentare le consegne negli Stati Uniti.
Dietro a questa situazione si nasconde un problema che Tesla sta cercando di dirimere: più auto vende e più pacchi batterie deve essere in grado di avere. Non a caso negli ultimi mesi si sono susseguite le trattative sia per l’incremento della fornitura da Panasonic, che per l’apertura di una nuova collaborazione con Samsung: Musk ha però affermato che, ad un certo punto, Tesla Motors dovrà produrre da sé le batterie delle quali necessita.
Qui si apre una seconda prospettiva: non solo l’azienda di Palo Alto dovrà soddisfare la crescita della domanda per i suoi EV, cosa per la quale sta lavorando, ma dovrà soprattutto attrezzarsi per la seconda e terza generazione della sua produzione. E se la Model X sarà ancora un SUV di lusso, perciò relativamente di nicchia, la chiacchierata Model E è prospettata dallo stesso CEO come l’EV del cambiamento, quello dell’accessibilità di massa con un prezzo intorno ai 35,000 dollari.
Si capisce pertanto che Tesla, se tutto andrà come progetta, non dovrà fare i conti con decine di migliaia di vetture prodotte al mese, bensì con centinaia di migliaia. Da cui la necessità di avviare una propria produzione di pacchi batterie agli ioni di litio, a quel punto in quantità superiore all’intera richiesta mondiale odierna.
A proposito della Model E (nome ancora “ufficioso”), Musk ha specificato che l’obiettivo è proprio quello di mettersi in condizione di arrivare alla terza generazione con le basi per quell’economia di scala che consenta di abbatterne il prezzo: di per sé il costo delle celle delle batterie è stimato in costante calo in futuro ma nello specifico il CEO di Tesla lascia intendere che si tratterà anche di un’automobile più modesta della Model S, paragonabile al top dei più blasonati marchi.
Malgrado i risultati positivi di questo terzo quarto dell’anno in corso, le azioni Tesla stanno subendo però dei forti ribassi in Borsa: dall’annuncio, il 5 novembre, di questi dati, il prezzo delle azioni è più volte crollato, risalito e successivamente ancora caduto. C’è chi addita come colpevole proprio il rallentamento delle consegne negli USA, c’è chi incolpa i guadagni, minori che in passato, provenienti dalla vendita dei crediti ambientali californiani o le spese per la ricerca e sviluppo della nuova Model X.
Una certa fluttuazione del valore borsisitico di Tesla Motors è però ovvia, poiché, come lo stesso Musk ha più volte ribadito, l’azienda è chiaramente sovrastimata ed il valore, incrementato del 400% in solo anno, è destinato a ridimensionarsi.
Andrea Lombardo
Fonte: Tesla Motors via AutoblogGreen