USA, sorpasso delle auto elettriche sulle ibride nei primi 6 mesi del 2013: cos’hanno di diverso gli Americani?

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photo credit: Automotive Rhythms via photopin cc
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Il 2013 è iniziato alla grande per il mercato delle auto elettriche negli USA e, dopo un primo semestre che le ha viste superare le vetture ibride plug-in con un margine approssimativo di 3,000 unità, rivela un trend che potrebbe davvero segnare una svolta se proseguisse nella seconda metà dell’anno. C’è chi ipotizza addirittura un inizio della transizione verso l’elettrico e d il principio della fine per la tecnologia plug-in hybrid, considerata anello di congiunzione tra l’endotermico e l’elettrico, chiedendosi quale convenienza abbia l’insistervi di certe case automobilistiche.

Difficile, è vero, scommettere sulla conferma di questa tendenza nell’arco dell’intero anno, doveroso invece fare una piccola analisi dei dati di vendita nella realtà statunitense e trarne alcune supposizioni.

Innanzitutto definiamo la categoria “sconfitta”: parlando di auto ibride plug-in si intendono vetture come la Toyota Prius PHEV o la Ford C-Max Energi PHEV e, più in generale, di una tecnologia ormai sdoganata ed abbastanza affermata sul mercato americano. Quella stessa che assieme all’ibrido puro, alla fine degli anni Novanta, veniva considerata con la superficialità con cui oggi è trattato l’elettrico.

Il mercato degli Stati Uniti conta poi una scelta ben più ampia di modelli plug-in hybrid (oltre a quelli semplicemente ibridi) i quali, per via della maggior convenienza rispetto al diesel (molto meno economico che dalle nostre parti, come spiegato in quest’analisi dal padre della Chevrolet Volt), ne rappresentano una fetta maggiore rispetto a quella occupata in Europa.

Considerando poi nel conteggio le elettriche pure separate da tutto il resto, nel numero dei modelli ibridi plug-in – ossia con ricarica tramite presa di corrente – è inclusa anche la Chevrolet Volt (leggi Opel Ampera per l’Europa), elettrica con range extender endotermico che nel 2012 ha dominato il mercato dei veicoli elettrici e che tutt’ora rappresenta una delle auto “alternative” più vendute negli USA.

Sul versante delle vincitrici ci sono poi almeno due fattori rilevanti: uno, rilevato dagli Americani stessi, è l’apporto positivo dato dalla Tesla S, protagonista di un vero e proprio boom di vendite e di immagine (l’auto è stata da più fonti designata miglior modello di lusso negli ultimi due anni e Consumer Reports l’ha addirittura indicata come miglior veicolo mai testato); delle sue oltre 9,000 unità, che pesano nel conto del mercato elettrico a giugno 2013, un anno prima non v’era traccia.

L’altro fattore costituisce una delle differenze fondamentali con il mercato europeo: il panorama delle 100% elettriche offerte negli Stati Uniti è ricco di modelli che qui non ci sono. Esistono produttori locali di citycar elettriche che si sono ritagliati degli angoli di mercato – realtà paragonabili a quelle di certi mercati nazionali europei, vedi quello norvegese – ai quali vanno sommati i grandi Marchi che, a seconda delle leggi dei singoli Stati americani, hanno già iniziato a distribuire dei modelli elettrici la cui importazione in Europa non è nemmeno in programma. Si tratta delle cosiddette “compliance car” – mai chiaro se figlie indesiderate o esperimenti per sondare il gradimento del mercato – che vedono auto assai interessanti anche in prospettiva nostrana come la FIAT 500e o la Ford Focus Electric.

Non si può inoltre trascurare che gli incentivi statali sommati alla diminuzione di prezzo operata dai Marchi hanno portato le auto elettriche ad avere una competitività maggiore che in passato, rendendole finalmente paragonabili alle cugine diesel e benzina e portando ad emergere la loro convenienza sul lungo termine.

Si può poi dedurre anche un iniziale cambiamento nella mentalità della gente: l’ansia da autonomia per esempio deve aver cominciato a perdere colpi tra gli Americani se quasi in 10,000 da inizio anno hanno scelto citycar elettriche con un range medio di 150 km; d’altronde è stato calcolato che appena nel 97% dei casi tale soglia venga superata.

La Tesla S è invece osservabile come testimonial di un altro fenomeno, quello dell’auto elettrica di lusso che vince le ritrosie e viene acquistata perché bella, prestante ed affidabile. Le operazioni di immagine del Marchio fanno presa e, tra quanti possono spendere, la Model S (che nella versione top raggiunge i 600 km di autonomia) è gettonata, segno che l’elettrico può anche essere trendy.

L’Europa sembra appartenere ad un altro mondo se confrontata direttamente con le cifre statunitensi. Però, a ben guardare, è paragonabile alla situazione americana di un paio di anni addietro, se non altro per quel che riguarda la comunicazione delle aziende riguardo all’elettrico e le iniziative sul territorio, sia pubbliche che private.

L’infrastruttura di ricarica comincia adesso a crescere, le società distributrici di energia elettrica cominciano a prendere in considerazione la mobilità elettrica come business ed i governi dell’Unione sono ancora divisi tra intraprendenti ed indifferenti, crucciati ognuno dalle proprie posizioni economiche e politiche in materia di energia. Per l’Italia il 2013 è stato il primo anno che ha visto delle campagne pubblicitarie associate a degli eventi sul territorio non più spurii da parte delle case automobilistiche (Nissan e Renault): manca ancora moltissima strada nel campo dell’informazione riguardo all’alternativa delle zero emissioni.

Certo, ci si può domandare cosa potrà fare anche il mercato italiano quando ogni città avrà una minima rete di ricarica per veicoli elettrici e quando i modelli tra cui scegliere avranno prezzi più bassi (processo, questo, già avviato) e soprattutto saranno numericamente di più.

 

 

Andrea Lombardo

 

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