Recentemente è stata un’auto elettrica ad essere valutata dall’organo competente negli Stati Uniti, l’NHTSA, come modello più sicuro della sua categoria: il veicolo è la Tesla Model S, berlina di lusso, ma la notizia non dovrebbe più essere una sorpresa.
Non è infatti l’unica auto a zero emissioni a competere con le prime della classe in termini di sicurezza stradale, tanto da far scherzosamente affermare agli Americani che gli EV sono nettamente preferiti dai manichini dei crash test.
I punti di forza di queste autovetture in campo ecologico si rivelano fondamentali anche quando si parla di urti: oltre alla resistenza della cella dell’abitacolo, cosa che non varia trattando di auto tradizionali od elettriche, gli electric vehicles hanno dalla loro l’assenza di molta della componentistica meccanica propria dei mezzi a combustione, tutte parti che possono trasformarsi in corpi contundenti in caso di incidente.
Non vi è trasmissione, non vi è cambio meccanico, non ci sono olio, marmitte, serbatoi e liquidi infiammabili a bordo che possono trasformarsi in una minaccia per gli occupanti; ci sono invece un motore elettrico, anch’esso estremamente semplice rispetto ad un diesel o benzina, ed il pacco batterie che, con i loro pesi, contribuiscono a dare stabilità alla macchina.
Le auto elettriche, quando ben progettate, sfruttano tali elementi proprio per ottenere un baricentro il più ribassato possibile, così da avere un’ottima distribuzione dei pesi e minimi rischi di essere vittime di sbandate o rollii.
Inoltre non esistono liquidi che possano fare da conduttori per l’energia elettrica ad alto voltaggio che anima motore e batterie, scongiurando così il rischio di ricevere scosse fatali.
A tal proposito, un punto che negli States si sta ponendo lentamente alla ribalta è quello della preparazione dei soccorritori nei confronti dei veicoli elettrici. Adesso che la mobilità elettrica inizia a non essere solo un miraggio, aumentano anche le probabilità che automezzi di questo tipo rimangano coinvolti in sinistri di varia entità come qualsiasi altra vettura.
E se i crash test premiano le auto elettriche, vigili del fuoco, polizia e paramedici devono sapere dove mettere le mani, non valendo più le ormai consolidate prassi usate per i motori a combustione. Alcune istituzioni stanno organizzando dei corsi di formazione per le unità di primo soccorso con protagonisti i veicoli elettrici: coinvolgendo i pompieri e la polizia locali, una delle ultime a farlo è stata l’Università del Delaware nella persona del professor Willet Kempton.
L’addestramento si è svolto con il supporto di un istruttore BMW che ha illustrato i fondamentali delle auto elettriche agli agenti: la prima cosa di cui assicurarsi è che non vi sia energia in circolo. Utilizzando una Mini-E, versione elettrica di una Mini Cooper, l’istruttore ha fatto notare che ogni componente su queste tipo di veicoli è elettronico e concentrato nell’anteriore e posteriore della carrozzeria. Bisogna sapere dove vengono alloggiati i cavi e dove i vari modelli custodiscono la batteria agli ioni di litio.
Gli EV sono progettati perché all’apertura degli airbag il sistema di propulsione si spenga automaticamente, eliminando il rischio di dissipazioni di corrente a seguito dell’urto: inoltre, come già detto, l’assenza di liquidi non offre all’elettricità la possibilità di essere condotta e di entrare in contatto accidentalmente con qualcuno.
Alla fine l’impressione che i soccorritori ne ricavano è di una tecnologia davvero sicura, più di quanto non siano le auto tradizionali. Come però già proposto dalle autorità americane, è necessario che i veicoli rechino etichette con precise indicazioni sulle loro caratteristiche in supporto ai soccorritori, i quali devono pian piano essere educati alle giuste procedure.
Andrea Lombardo
Fonti: Union Of Concerned Scientists, University Of Delaware Daily
[…] A tal proposito, proprio negli States si sono già mosse diverse iniziative. […]