Volkswagen, sempre più auto elettriche grazie alle piattaforme modulari

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Volkswagen e-Up! ed e-Golf
Volkswagen e-Up! ed e-Golf
Volkswagen e-Up! ed e-Golf
Volkswagen e-Up! ed e-Golf

Con 6 modelli di auto elettriche o ibride plug-in in dirittura di completamento entro l’anno appena iniziato, Volkswagen vuole imporsi come leader nella mobilità a emissioni zero: quali quindi le strategie per costruire un avvenire solidamente basato sulla propulsione elettrica?

Mentre tutta l’opinione pubblica italiana veleggia in un mare di disinformazione e pregiudizi, le Case automobilistiche come il colosso tedesco si attrezzano per costruire quell’economia di scala che consentirà loro di fare dell’elettrico e dell’ibrido varianti come lo sono la propulsione diesel o benzina.

Intervistato da AutoblogGreen, il Group Commissioner for Electric Vehicle Drive Systems di Volkswagen, Rudolf Krebs, ha confermato che le intenzioni del Gruppo sono serie: la risposta alla domanda passa attraverso quella che è la strategia adottata per le piattaforme dei veicoli in produzione.

Volkswagen ha infatti 4 piattaforme-base per i suoi modelli: la MQB (piccole auto), MLB (medie dimensioni), MSB (modelli sportivi e premium) ed infine NSF (citycar, la Up! ad esempio).

La tattica del gruppo automobilistico di Wolfsburg è di condividere quanti più componenti possibili in modo da ridurli sia in costo che in numero: parti vitali come le batterie ed i loro sistemi di controllo elettronici, caricatori on-board e molto altro potranno essere impiegati su modelli diversi fra loro.

Questa riduzione di componenti farà sì che costi meno produrli (aumentandone la richiesta) e permetterà una moltiplicazione della scelta per i clienti: la stessa auto potrà infatti essere offerta con motore diesel, benzina, elettrico o ibrido plug-in senza problemi o richiedere particolari aggiustamenti sulle linee di produzione.

L’obiettivo di Volkswagen è infatti di ridurre al minimo le differenze e di riuscire ad assemblare le varianti sulle medesime catene di montaggio. Di per sé la soluzione è abbastanza scontata e VW non è certo l’unica ad averci pensato: quello che fa la differenza, nel nostro caso, è che il Marchio è uno dei principali candidati a sconvolgere il mercato delle auto elettriche.

Rudolf Krebs dice infatti che la scelta di modula rizzare il più possibile la costruzione e la progettazione delle vetture ha origine per una necessità ben precisa, ossia ottemperare ai limiti di emissioni inquinanti imposti in ogni continente. Negli USA oggi un veicolo non può sforare il tetto dei 101 g /km di CO2, mentre entro il 2020 la UE chiede l’adeguamento al limite di 95 g/km e la Cina a 118 g/km.

Volkswagen, come tutti, non guardano solo all’elettrico ma anche sistemi di propulsione bifuel e GPL: tuttavia, Krebs fa intendere tra le righe che l’elettrico è una strada quasi obbligata per abbattere così drasticamente le emissioni.

Nella sua gamma mondiale Volkswagen offre già modelli che emettono meno di 120 g di CO2 per km ed anche meno di 100 g/km ma scendere ancora è difficile e costa parecchio in termini di ricerca tecnologica. L’industria automobilistica tedesca pare così, non solo per quel che riguarda VW, aver optato per la propulsione elettrica, tanto da aver mediato un “baratto” con l’Europa per poter adeguare il resto delle motorizzazioni oltre il termine del 2020 in cambio di un maggior numero di auto elettriche nelle proprie gamme.

Ad oggi tra 100% elettriche ed ibride Volkswagen offre la e-Up!, la Porsche Panamera S E-Hybrid e la XL1. Presentate ma non ancora in vendita sono la Porsche 918 Spyder, l’Audi A3 e-Tron e la e-Golf, mentre sul mercato USA è venduta la berlina Jetta Hybrid e per la Cina è allo studio la versione elettrica della Bora.

L’azienda ha anche imparato a costruire i pacchi batterie in casa (le celle agli ioni di litio sono l’unica cosa fornita dall’esterno) ed ha investito per la formazione di 400 “top experts” e 70,000 dipendenti dedicati alla tecnologia delle auto elettriche.

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: AutobloGreen

 

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