Sarà la Yamaha Motiv-e la prima di una nuova serie di city car a emissioni zero davvero accessibili? La risposta potrebbe essere sì e molto merito andrebbe all’inventore del suo sistema costruttivo, Gordon Murray.
La Yamaha Motiv-e, presentata al Salone di Tokyo nei giorni scorsi, è grande quanto una smart, ha due posti ed offre prestazioni da città ma senza troppi compromessi: 105 km/h di punta ed un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 15 secondi. La motorizzazione elettrica sarà affiancata ad una tradizionale con motore tre cilindri a 6 marce in gradi di erogare più cavalli e più sprint alla piccola cittadina.
Ciò che è più interessante è che la Motiv-e sarà la prima produzione in serie basta sul sistema di progettazione e costruzione iStream, brevettato dall’ex progettista Brabham e McLaren Gordon Murray, che per la prima volta lo aveva mostrato (sembrando ad un passo dalla commercializzazione) nel 2011 con la citycar elettrica T.27.
A due anni di distanza, quel discorso che Murray e Yamaha intrapresero ben 5 anni fa giunge a compimento con la Motiv-e (solo “Motiv” nella versione benzina), che adotta appieno il sistema modulare di assemblaggio, pensato per snellirne i tempi ed i costi. Carrozzeria e struttura portante del veicolo sono viste come elementi separati nell’iStream: un’intelaiatura tubolare sorregge infatti i moduli di rivestimento, tutti realizzati in materiali plastici e compositi leggeri ma resistenti. Questi ultimi non sono poi imbullonati bensì incollati, levando ulteriore peso alla Yamaha Motiv-e e, soprattutto, facilitandone le operazioni di riparazione, sostituzione o personalizzazione.
Yamaha intende produrre le Motiv e Motiv-e city cars per l’Europa ma ciò non esclude che il sistema iStream di Murray sia adottato anche su altri mercati: un prezzo non è ancora definito ma, data la categoria del veicolo, potrebbe attestarsi nella fascia compresa fra i 9mila ed i 15mila euro a seconda delle dotazioni.
Potrebbe essere già ragionevole, no?
Andrea Lombardo
Fonte: Gas2
Molto interessante, speriamo non sia una chimera.
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