New York, auto d’epoca elettriche al posto delle carrozze con cavalli

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Carrozze New York - photo credit: Rhys A. via photopin cc
Carrozze New York – photo credit: Rhys A. via photopin cc

Le tipiche carrozze trainate da cavalli che sono immortalate nel cinema fra i simboli di New York potrebbero essere alle ultime corse: lo vuole il nuovo sindaco Bill De Blasio, intenzionato a non far proseguire oltre una condizione giudicata pericolosa e stressante per gli animali.

Al loro posto, auto d’epoca elettriche: può sembrar strano ma in realtà non c’è nemmeno bisogno di cercare tanto distante. Infatti, ai primi del Novecento il rapporto fra auto a combustione ed elettriche era invertito, con le seconde a prevalere (erano il 38% delle 34,000 automobili americane) sulle prime (solo il 22%).

Esistono pertanto diversi modelli, alcuni dei quali posseduti anche da nomi prestigiosi dell’epoca,

Detroit Electric
Detroit Electric – photo credit: aldenjewell via photopin cc

prodotti da aziende proprio statunitensi: la scelta non è quindi un problema sebbene prezzi ed ammodernamento dei veicoli sono da non sottovalutare (un’auto del 1905 non è certo comoda come un taxi di oggi, non tanto per chi ci sta il tempo di un giro turistico quanto per chi dovrebbe lavorarci tutti i giorni).

Se gli animalisti gioiscono, pare che gran parte dei Newyorkesi non sia però d’accordo: a parte i conducenti delle carrozze, ovviamente, molti cittadini ritengono le vetture trainate dai cavalli un simbolo della Grande Mela. Alla pari, la stampa locale si sta prodigando per raccogliere quante più testimonianze di turisti delusi dall’iniziativa riesca.

In linea di massima, oggi impiegare i cavalli nei trasporti urbani di metropoli come New York o Roma (analogo il problema delle “Botticelle” ed analoga la soluzione proposta allora da Alemanno) sembra necessariamente un retaggio del passato che, sì, è folkloristico, ma decisamente sottopone i cavalli ad uno stress gratuito in mezzo al traffico.

A New York pare che dal 2006 ad oggi non vi sia stato nemmeno un incidente all’anno con dei cavalli coinvolti ma di certo l’habitat non è per loro dei migliori.

Tuttavia, l’industria del turismo ha le sue ragioni e chi si tramanda questo mestiere (e le relative concessioni, problema che a Roma non è da poco) da generazioni è intenzionato a difenderlo con le unghie e con i denti.

V’è poi anche da chiedersi che fine facciano i cavalli: chi li manterrebbe una volta resi inabili a produrre un reddito?

Insomma, la questione non è semplice come sembra, in America come a Roma: nella seconda, tuttavia, le questioni degli animalisti sono rese decisamente più forti dai problemi di ordine pubblico che frequentemente si generano attorno ai comportamenti di vetturini ed automobilisti.

Cos’è meglio per i nostri amici cavalli? Una pensione dorata (ammesso che arrivi) o percorsi salvaguardati e ben separati da quelli delle auto per continuare a svolgere un antico mestiere, anche se oggi svuotato della sua utilità?

 

 

Andrea Lombardo

Fonte: The New York Daily