Veicoli elettrici come mezzo per migliorare l’aria, veicoli elettrici come trampolino per una nuova crescita economica. Ecco come il punto di vista delle Filippine sulla mobilità elettrica emerso dal terzo Electric Vehicle Summit tenutosi nel Paese asiatico, realtà sorprendentemente vivace e aperta verso nuove le tecnologie nei trasporti.
Mentre Stati Uniti ed Europa si avvitano fra scetticismi e lobby, nella fascia di nazioni che sperano in una scalata al ranking mondiale delle potenze economiche alcune guardano infatti con particolare favore ai veicoli elettrici.
Di Filippine ed auto elettriche non si è, per esempio, abituati a sentir parlare, eppure lo stato insulare del sud est asiatico pare essersi di colpo accorto di poter sfruttare il passaggio alle zero emissioni come un volano per la sua intera economia, tanto che il presidente della Electric Vehicle Association Philippines (EVAP), Rommel Juan, ha dichiarato a nome di un’ampia coalizione industriale l’obiettivo di contare un milione di veicoli elettrici nel Paese entro il 2020.
Boutade a scopo propagandistico o meno che sia, in effetti le Filippine sembrano avere una serie di presupposti convincenti per riuscire nell’impresa, primo fra tutti il sistema di trasporto urbano, storicamente basato sulle jeepneys (minibus aperti originariamente derivati dalle jeep dell’esercito americano ed oggi vero e proprio simbolo nazionale) e sui risciò a motore. Entrambe tipologie di veicoli ideali per essere declinati in elettrico, è tra le loro fila che si contano gli attuali 500,000 EV circolanti nelle Filippine e, solo pensando di rinnovarne il parco, EVAP stima 350,000 tricicli elettrici e 50,000 e-jeepneys come plausibili entro il 2020.
Poi vengono interessi statali ed industriali: lo Stato insulare intende colmare i buchi normativi riguardanti i veicoli elettrici e le relative infrastrutture lavorando direttamente con le industrie interessate; l’obiettivo è attrarre la produzione degli EV entro i propri confini, sia per generare posti di lavoro, sia per ritagliarsi un ruolo nella manifattura automobilistica di domani, business dal quale le Filippine sono tagliate fuori.
All’Electric Vehicle Summit erano presenti Mitsubishi e Nissan per far conoscere i propri modelli a zero emissioni ma il ventaglio di nomi interessato allo sviluppo di un mercato elettrico locale era davvero ampio: oltre alla EVAP e a MERALCO, società energetica filippina già chiamata in causa con progetti sulle reti di ricarica, erano rappresentati il Dipartimento per l’Energia nazionale, quello per la Scienza e la Tecnologia e la Commissione per la Regolamentazione dell’Energia, impegnati in una tavola rotonda sulle infrastrutture. Presenti anche istituzioni universitarie, fra le quali spicca il Nanyang Technological Institute di Singapore, già protagonista dello sviluppo di un particolare taxi elettrico assieme alla TUM tedesca, e alcuni organi finanziari (Landbank, Development Bank Philippines) chiamati a dire la loro sulle agevolazioni fiscali che la nuova forma di mobilità potrebbe richiedere.
Non ultima, ha firmato il libro presenze anche PhUV, la Philippine Utility Vehicle Incorporated, nome che racchiude in sé associazioni, istituzioni e industrie che si occupano a vario titolo di forniture automobilistiche e veicoli elettrici: proprio PhUV è stata la prima a progettare e produrre sul suolo filippino tricicli e jeepneys elettrici, mettendoli sin dal 2007 in servizio permanente sui percorsi circolari di tre città in quella che è definita la Makati Green Route.
L’impressione è che industria energetica, governo e partner automobilistici abbiano deciso di comune accordo che i tempi sono maturi e, quindi, di passare ai fatti entro breve, iniziando con una graduale sostituzione dei mezzi di trasporto pubblico.
Grazie alla diffusione sistematica delle jeepneys (per lo più obsolete), la società taiwanese Teco Electric and Machinery Co., Ltd sarebbe attratta dalle Filippine in quanto mercato “ideale” nel quale introdurre veicoli a trazione elettrica: la società, che produce telai, sarebbe pronta ad installare impianti per 100,000 posti di lavoro nello Stato filippino, con l’intento di mettere in piedi una produzione in grado di puntare anche all’export.
Contempiranemente il governo di Manila pensa invece a come detassare l’importazione di EV e ad incentivi economici per il loro acquisto, unitamente ad agevolazioni pratiche su tasse, permessi di circolazione e parcheggi: 600,000 unità del milione di veicoli elettrici che si vorrebbero portare lungo le strade filippine dovranno infatti essere auto private.
Andrea Lombardo
Fonte: Manila Bulletin, InterAksyon