Dodici auto elettriche contro 300 tassisti: non se la immaginavano di certo così l’inaugurazione della prima postazione del car sharing elettrico Ci.Ro City Roaming che da marzo servirà gratuitamente la cittadinanza partenopea.
In effetti, sotto gli occhi dei responsabili del progetto e del sindaco De Magistris è andata in scena una paradossale lotta fratricida intestina al trasporto pubblico locale, con il nutrito gruppo di tassisti a presidiare con piglio tutt’altro che pacifico l’area antistante il Maschio Angioino al grido di “le auto elettriche ci rubano il lavoro”.
Così presentata la situazione fa venire alla mente le proteste di piazza contro lo smantellamento delle lobby (allora furono farmacisti e proprio tassisti nel mirino) che promosse il governo Monti, incagliatosi contro le resistenze delle categorie: in questo caso la “minaccia” è stata identificata nelle auto elettriche e nel cambio di abitudini che potrebbero lentamente portare nei costumi dei Napoletani in virtù della convenienza indubbia del servizio (in una prima fase sarà gratuito e le Renault ZOE di Ci.Ro parcheggeranno ed entreranno gratis nelle ZTL in quanto ad emissioni zero).
Lotta anti-auto ecologiche dunque? Difesa, a discapito dell’innovazione, dell’esclusiva sul trasporto delle persone?
Qualcuno magari la penserà anche così ma dai servizi de La Repubblica e de Il Mattino di Napoli si intuisce una situazione dai contorni ancor più paradossali.
La categoria dei tassisti del capoluogo campano aveva infatti già preso di mira anche l’apertura della nuova stazione della metropolitana Garibaldi e sempre con le stesse preoccupazioni in corpo: vedersi sottrarre lavoro.
Fermo restando che nel mondo (e non solo nei soliti Paesi presi ad esempio virtuoso) il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto pubblico e l’attivazione di car sharing ecologici difficilmente provocano rivolte di piazza, gli autisti delle auto bianche di Napoli lamentano in realtà una situazione di “abbandono” da parte delle istituzioni.
In un periodo storico nel quale i costi vivi sono quanto mai alti ed i guadagni contratti al minimo, i tassisti protestano non tanto contro le ZOE elettriche o il car sharing in quanto tali, bensì contro l’assenza di un coordinamento adeguato fra i diversi mezzi.
Una città è un ecosistema nel quale taxi, bus, metro e forme più recenti di trasporto come car e bike sharing di certo non devono concorrere fra loro cannibalizzandosi.
Di per sé il car sharing non nasce nemmeno per rivolgersi alla clientela “tipo” che utilizza i taxi: è una declinazione semplicistica, questa, che spesso viene usata in Italia per cercare di far gradire alle persone una forma di mobilità che di primo acchito si scontra con l’abitudine consolidata. Il car sharing non è un’alternativa al taxi quanto piuttosto un’alternativa al possesso dell’auto, il che è ben diverso e ben più difficile da affermare nella cultura italiana dei trasporti privati.
Stando così le cose, i tassisti non dovrebbero vedere negli EV a nolo il male personificato: se questo succede è perché, come affermano loro stessi, la categoria non può essere più competitiva di quanto sia attualmente, rimanendo vincolata a costi di gestione troppo alti per offrire un servizio più redditizio a sé stessi e più vantaggioso per gli utenti.
Bisognerebbe però conoscere bene la situazione del tpl napoletano e come effettivamente il Comune abbia progettato la sinergia dei vari servizi: distinguere infatti fra vizi radicati, interpretazioni personali e difetti oggettivi è impossibile dall’esterno.
Provocatoriamente, ci si potrebbe chiedere perché non pensare di agevolare seriamente almeno i tassisti ad acquistare auto elettriche come quelle usate da Ci.Ro, che consentirebbero loro di rientrare dell’investimento iniziale in breve tempo, dato l’uso intenso, e di godere di costi d’esercizio ridicoli.
Intanto rimane l’incredibile – ed italianissima – scena di un sindaco assediato mentre lancia un progetto di mobilità ecologica all’avanguardia.
Andrea Lombardo
Fonte: Il Mattino, La Repubblica