Anno 1984: una voce assertiva e tipicamente british descrive quante e quali capacità abbiano i veicoli elettrici di quasi trent’anni fa. Pullman, camion, furgoni, mezzi da lavoro: tutti ripresi a ronzare sommessamente nelle caotiche strade dell’Inghilterra che sognava assieme alla Principessa Diana.
Talvolta internet restituisce dalle sue pieghe virtuali documenti che lasciano alquanto perplessi: Electric Revolution è uno di questi.
Trasfusione digitale di un originale in 16 mm, si apprende da una scarna didascalia che venne girato da Anvil Film and Recording Group per l’Electricity Council: le immagini dai colori sbiaditi riportano un’operoso catalogo di veicoli elettrici commerciali in servizio nei contesti più diversi.
Trasporto pubblico, raccolta rifiuti, consegna merci, ritiro della posta: non manca nulla, dal furgone all’autoarticolato.
L’elemento che però stupisce più di tutti è l’attualità della pellicola. Non fosse per l’impostazione del tono di voce e per l’effetto “polaroid virata”, le argomentazioni potrebbero essere state scritte ieri: i veicoli elettrici sono funzionali, hanno ripresa, accelerazione ottima e costi di manutenzione e rifornimento infimi.
È interessante come il video spieghi attentamente ogni aspetto, come a voler convincere l’ascoltatore scettico degli anni ’80 del Novecento che non c’è ragione per non considerare un automezzo con la spina.
Certo, le autonomie di allora erano un po’ più limitate delle attuali: si parla di 70-80 km. Come oggi, si fa però notare che nelle flotte commerciali, i chilometraggi quotidiani sono incredibilmente bassi e le capacità di questi veicoli più che sufficienti.
Vale la pena di vederlo, anche se è in inglese: può essere utile ancor oggi, specie per capire cosa potrebbe essere andato storto dal 1984 ad oggi nell’affermazione degli electric vehicles.
Andrea Lombardo
Fonte: ephemeralfilms